In occasione della recente proclamazione come Santo di Giovanni Battista Scalabrini pubblichiamo un estratto di un articolo scritto da Aniello Gargiulo, che invita a una riflessione sul ruolo importantissimo della congregazione scalabriniana nelle politiche e nella gestione dell’emigrazione.

 

Camminare e Ringraziare, due espressioni del Papa Francesco che hanno risuonato nella gremita Piazza San Pietro con il grande omaggio all’emigrazione italiana con i due nuovi Santi: Artémides Zatti (1880-1952), Coadiuvatore Salesiano, infermiere di professione, emigrato a 17 anni in Argentina e che ben presto si trasforma in punto di riferimento come generatore di speranze e certezze nella cura degli ammalati della zona di Bahia Blanca e Viedma. Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905), il fondatore della Congregazione maschile e femminile di San Carlo Borromeo per assistere ed appoggiare gli emigranti italiani che sul finire dell’800 lasciarono città e paesini alla ricerca di soluzioni migliori in America del Nord e del Sud.

Una “emigrazione forzata per la sopravvivenza” ed anche una che si spostava per cercare “nuovi e maggiori profitti”, trovano in Mons. Scalabrini (Vescovo a soli 36 anni di Piacenza), colui che comprendeva come questi connazionali, oltre le motivazioni economiche per cui partono; hanno bisogno di essere accompagnati ed appoggiati. Il viaggio per le  nuove terre dovrà portare con se anche la ricchezza delle fede, e delle tradizioni religiose e paesane insieme alla voglia di emergere e  fare del lavoro  il biglietto d’ingresso  con cui  presentarsi  nei paesi  di accoglienza.

Accompagnare nelle stazioni, sulle navi, nei centri di raccolta agli arrivi; a questo si dedicarono i giovani missionari e le missionarie, con l’entusiasmo e la convinzione che il fondatore Scalabrini, gli trasmette: far viaggiare sullo stesso binario, la   Fede e la Cultura. Un binomio che nel gergo della globalizzazione attuale, potrebbe trovare nei fenomeni migratori della storia uno dei suoi primi indizi. Questo perché, quando la fede si incarna negli ambienti arricchisce gli usi e costumi locali ed è per questo che Fede e Cultura per Scalabrini, debbono necessariamente armonizzarsi con l’integrazione, e stimolare ad inserirsi nei nuovi ambienti ma senza abdicare e perdere la propria identità. Niente assuefazioni quindi che possono “cancellare l’identità”. Globus et Locus, Globale e Locale  con queste parole il Sociologo, politico e imprenditore italiano Piero Bassetti identifica il grande popolo degli “Italici nel mondo” che pur non essendo italiani per discendenza di sangue avvertono simpatia e vicinanza per la cultura e la storia d’Italia. Una cittadinanza che acquista  la fisonomia de una “Ius Culturae” oltre le frontiere geografiche.

Il riconoscimento della Stella della Solidaretà della Presidenza della Repubblica italiana, concessa dall’Ambasciatore Battocchi, al Padre Lauro Bocchi, Scalabriniano, che ha condotto l’operazione del Covid con gli emigrati è un riconoscimento a lui ma anche all’opera della Missione Cattolica Scalabriniana in Cile. Ecco quindi che anche  la Storia migratoria italiana di oggi con  i due nuovi Santi Italiani si ritrova  identificata in queste parole :Camminare e Ringraziare. 

Anche la nostra gratitudine si unisce all’allegria della Comunità Scalabriniana di Bustamante 180, che compie 70 anni di laboriosa operatività in Cile. Un grazie, per quanto hanno fatto e continuano a fare per la comunità italiana ma soprattutto oggi, nei due anni della restrizione pandemica, verso gli emigranti dei paesi latino-americani.

La Parrocchia Italiana e le sue strutture hanno fatto da vero centro di raccolta e di smistamento di emigranti senza tetto e facilitando, il rientro ai propri paesi assumendo in molti casi gli oneri ed il compito che avrebbero dovuto svolgere i Consolati dei paesi coinvolti.  Un’azione di solidarietà e di sussidarietà (legata questa alla funzione e natura stessa dell’Istituto Cattolico di Emigrazione, Incami, che ha sede nella parrocchia italiana), molto efficace proprio perché l’abnegazione è riuscita a dare anche risposte alla disperazione del momento.

Forse proprio per questo, la lezione di Scalabrini è da riprendere, ripensare e studiare per un discorso più ampio ed aderente al dinamismo dell’emigrazione moderna affinché la soluzione dei problemi connessi che se da una parte, sono complessi dall’altra possono anche trasformarsi in potenziale crescita sui diversi versanti tanto economici come culturali. In questo Il Metodo Scalabrini ha qualcosa da dire anche alle politiche pubbliche in tema di emigrazione.

Aniello Gargiulo