Non ci può essere Repubblica senza lavoro […]. Non può esservi – e non vi è – contrapposizione tra sicurezza, salute e lavoro.

 

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica

 

Oggi si celebra il cinquantesimo anniversario dello Statuto dei Lavoratori.

 

Il 20 maggio del 1970 entrava infatti in vigore una delle più importanti norme italiane in tema di diritto del lavoro, che continua a rappresentare – a 50 di distanza – un passaggio fondamentale nel percorso di affermazione dei diritti dei lavoratori e lavoratrici nel nostro Paese.

 

In un’Italia attraversata da grandi trasformazioni economiche e sociali, lo Statuto dei lavoratori nasceva dalla profonda convinzione che i lavoratori avessero ottenuto meno del loro effettivo contributo al Miracolo economico italiano degli anni 60.

 

Lo Statuto ha voluto cosí parlare un linguaggio universale di giustizia sociale: libertá e dignitá del lavoratore, l’attivitaá sindacale, la sicurezza del lavoro e la tutela della salute dei lavoratori sono solo alcuni dei principi riconosciuti per legge e che devono ispirare il nostro presente e futuro.

 

In materia di lavoro, lo Statuto del 1970 istituisce la fonte normativa più importante nel nostro ordinamento dopo la Costituzione, una “Costituzione che entró in fabbrica” nel 1970 proprio grazie all’entrata in vigore dello Statuto.

 

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”.  Cosi’ recita l’art.4 della nostra Costituzione.

Come ricordato dal Presidente Mattarella in occasione del 1° maggio, “Non ci può essere Repubblica senza lavoro […]. Non può esservi – e non vi è – contrapposizione tra sicurezza, salute e lavoro”.

 

Si tratta di parole con grande valore ispirazionale, soprattutto in tempi di emergenza coronavirus.

 

A tutti i lavoratori e lavoratrici italiane va il piu’ sentito augurio a poter riprendere al piu’ presto e in sicurezza le loro attivita’ e  a contribuire insieme al rilancio del Paese che amiamo.